Parzialmente intera, due anime mi appartengono da sempre. Visceralemente.
La parola e l'analisi. Scrivo, con gli occhi... perché lo scrivere è per me il naturale prolungamento dello sguardo, che si materializza in forma di parola scritta... su un foglio.
Non ho mai fatto della parola scritta e della mie abilità narrative una competenza professionale o un arte fruibile, non ho mai pensato di frequentare corsi né scuole di scrittura e nemmeno di pubblicare libri perché ho dedicato buona parte della mia vita all'analisi.
Mi sono laureata in psicologia e poi specializzata facendo della psicoterapia la mia professione ma ho sempre ritagliato e inventato spazi e luoghi per poter esprimere l'anima narrativa e condividerla con altri. Così ho partecipato alla creazione di riviste inedite all'interno ad associazioni culturali o artistiche.
Nel 1996 a Milano ho dato vita, insieme a un gruppo di giovani dalle esperienze più svariate in campo artistico, a un movimento che voleva, forse un po' presuntuosamente e ingenuamente insieme, coniugare le diverse forme d'arte, visiva, teatrale, narrativa, musicale nella creazione di
eventi artistici multisensoriali, dove il pubblico potesse muoversi nello spazio artistico come in un'antica piazza medioevale, quasi un mercato... raccogliendo immagini, suoni, racconti, parole...
Il movimento si chiamava
Mondi Visionari e, l'evento più riuscito risale al gennaio del 1997.
Nello stesso periodo ho partecipato a serate di lettura all'interno di alcune gallerie d'arte milanesi, leggendo miei
brevi racconti.
Negli anni successivi ho fatto alcune esperienze in campo teatrale.
Nel frattempo ho incontrato sul mio cammino lo psicodramma che, in quanto metodologia analitica che attinge dal teatro e fa della drammatizzazione lo strumento essenziale, ben riassume le due anime che mi appartengono.
L'ho studiato e sperimentato quindi come allieva all'interno del corso di specializzazione, l'ho vissuto e usato personalmente per quattro anni come partecipante all'interno di un gruppo e infine l'ho usato e lo uso tuttora come conduttrice di gruppi terapeutici e non, perché lo psicodramma si presta come orecchio dell'anima, non solo in vista della soluzione di un conflitto o di un sintomo, ma in direzione di un dialogo sempre possibile tra le parti interne di noi stessi e quindi tra noi e il mondo.