Ma chi ci pensava, al teatro?
Amavo il lago sul quale sono nata. Le montagne che stavano lì intorno, e che d'inverno si riempivano di neve, così tanta che a volte doveva venire l'elicottero con i viveri...la piccola barca con la quale mio padre mi portava a pescare. Aveva il mio stesso nome.
Poi sono cresciuta un po', e c'erano montagne più basse...sempre belle, però.
C'era la scuola, quella ancora con i banchi di legno, poi è arrivato il liceo, la passione per i libri, le discoteche e gli amici.
Le piccole trasgressioni dell'età.
All'orizzonte, una grande città che mi aspettava.
E chi aveva tempo, per il teatro?
Gli anni intensi dell'università, lo studio delle lingue, il lungo soggiorno in un paese lacerato da un muro infinito - la Germania Est - poi il ritorno e la ricerca del lavoro "sicuro".
Teatro, mai.
I viaggi, di lavoro e di piacere, la voglia di scoprire. L'incontro, fondamentale, con il Buddismo.
Persone che ho cambiato e che mi hanno cambiata, riflessioni, decisioni - quelle giuste e quelle meno.
Poi, un giorno, ho aperto quel cassetto ed è uscito quel pensiero....
e se provassi....?
Ho provato.
E chi lo lascia più, il teatro? Anzi, non "il teatro". "Questo" teatro...il mio.