Scusi ha visto mio nonno


due atti di quasi fiaba
un po' comica
un po' satirica
e il resto è musica





ideato, realizzato e interpretato
dal
Clan artistico
"Succeda quel che succeda"
C'era una volta.....
....cioè, ci sarà una volta....
no, neanche.... va beh, succederà,
è probabile che succeda, ma forse non succederà perchè non succede mai che quel che si pensa debba succedere poi succeda davvero, e se poi succede......
okay, è successo, perchè non doveva succedere?

Va bene, comunque, succeda quel che succeda,
bando al successo, cercherò di essere succoso, ... succulento,
..mmmm... succinto!

Voglio raccontarvi una storia che forse nessuno di noi potrà mai vedere o leggere sul giornale, a meno che viva più di cento anni.

È una storia dell'anno 2088,
quando con il progresso delle tecnologie, l'aumento delle comunicazioni, con la scoperta di nuovi orizzonti, nuovi pianeti, nuovi popoli,
gli uomini si erano uniti in una comunità più grande.

Come era già successo dal villaggio al paese,
dal paese alla città,
dalla città allo stato e via di seguito,
si passò dai continenti all'unione di tutto il mondo,
poi nacquero le Federazioni tra i pianeti,
fino a che, nell'anno 2084, venne firmata la tanto sospirata costituzione della Galassia.

Erano passati ormai quattro anni dalla sua nascita
ed erano stati anni sereni e felici,
ricchi di nuove amicizie tra i vari pianeti ormai legati da amore fraterno.

Ma in tutte le grandi famiglie ci sono sempre i litigi tra fratelli maggiori per contendersi responsabilità, possessi o prestigio,
e come sempre dall'inizio della storia dell'uomo,
c'è sempre qualcuno che, non avendo di meglio da fare e dovendo dimostrare quanto sempre maggiore sia la sua imbecillità,
decida di risolvere una contesa
iniziando una guerra,
piuttosto che provando a dialogare.

Ma addentriamoci nella nostra storia.
Eccoci a corte dell'imperatore Dehorax,
capo supremo di uno dei pianeti
più grandi della Galassia......

[primo monologo del cantastorie]









Il Clan Artistico "Succeda quel che succeda" nacque un po' per scommessa, un po' per virtù, un po' per tenacia.
La scintilla, nonchè buona parte dei componenti, arrivò dal gruppo obiettori della Caritas di Torino.
Nel 1988 l'obiezione di coscienza non era più solo un movimento di avanguardia ultramotivata ed ultratrentenne, che con dedizione e tomi filosoficopacifisti si dava in pasto ad una gestione ostacolante del ministero della difesa.
Nuovi soggetti iniziavano ad allargare le fila degli obiettori.

Il servizio civile durava ancora 20 mesi, ed il ministero, in quegli anni presieduto da Spadolini, continuava a far di tutto per mettere i bastoni tra le ruote.
Attese di risposta anche di anni, precettazioni d'ufficio in luoghi distanti centinaia di chilometri, processi per gli autoprecettati, controlli nelle sedi e alle manifestazioni. Tutto questo indubbiamente creava una scelta di percorso ancora necessitante di adeguata motivazione.
Ma si iniziava ad intravedere la possibilità di farne un flusso difficilmente frenabile. Con supporti esterni, teorici, tecnici, pubblici.

A Torino, la Caritas era in quegli anni un luogo interessante dove poter affrontare l'obiezione, prima ancora che il servizio civile. Aveva la capacità di una struttura già organizzata, ed era guidata da due preti poco di regime che conducevano una battaglia prescindendo dall'appoggio della chiesa. Forse non a caso, non durarono a lungo in quel ruolo.

Fino al 1986, i tentativi di uscita pubblica si erano limitati ad eventi di scarsa visibilità e fondati su contenuti complessi.
Nel 1987 ci fu il primo tentativo di utilizzare linguaggi e forme che potessero avvicinare singoli non già pronti al tema.
Una giornata al Teatro Nuovo, fatta di dibattiti, mostre visive, concerto "hard rock" serale.
L'esito non fu dei migliori.

Si riuscì ad entrare in contatto con individui, soprattutto giovani, che non erano limitrofi al mondo dell'obiezione. Ma mentre i contenuti del mattino, con il mitico professor Venditti, super esperto di legislazione e teorico dell'obiettore "a motivazione forte o debole", erano stati seguiti di malavoglia da studenti delle superiori, obbligati da professori sensibili, il concerto liberatorio della sera aveva fatto confluire orde di partecipanti, interessati al gruppo musicale e poco all'evento che li ospitava.
L'orda fu superiore alla capienza del teatro. Con il risultato duplice di permettere un contatto ravvicinato "fisico" e di mettere alla prova il principio di nonviolenza, quando la massa che non era riuscita ad entrare, tentò la manovra dell'ariete sul servizio d'ordine degli obiettori.

Divulgazione fallita. Così l'anno seguente, nacque l'idea di unire i contenuti con lo spettacolo.

La scintilla fu cavalcata da Luca Necciai che, con temperanza minuziosa, iniziò a ricercare elementi con cui poter costruire le fondamenta del progetto. Dopo alcune interessanti adesioni di partecipazione, nacque il sodalizio quasi casuale con Max Gavagna, unione proficua che permise il raggiungimento di un risultato non immaginato.

Dopo giornate di scervellamento e di disquisizioni ideanteatrali, sceneggiatura sottobraccio, iniziò la costituzione di un folto gruppo di artisti, artistoidi, artigiani, sparpagliati in sale prova di fortuna, in città e provincia, a formare lo spettacolo andato in scena il 4 giugno.

Una performance di 2 ore, con balletti, musica dal vivo, videoproiezioni su megaschermo, il tutto intrecciato in un'ironica trama teatrale, in seguito rivelatasi anche preveggente.

Il Teatro Colosseo, ambiziosa scelta essendo uno dei più grandi della città, fu riempito da oltre 1250 spettatori.


Non è dato sapere quanto questo evento abbia portato alla causa, ma è fuor di dubbio che l'eco rimase per lungo tempo.















Successe qualche mese dopo lo spettacolo.

Ottobre 1988 - Cile
L'opposizione vince il referendum indetto da Pinochet per chiedere la riconferma del proprio mandato fino al 1997.
Quel no a Pinochet


Santiago, 5 ottobre - Quindici anni fa, in uno storico plebiscito, il 56,3% dei votanti respingeva la pretesa di Pinochet di rimanere al potere fino al 1998, sancendo l'inizio della fine per la dittatura militare. Una vittoria "dal carattere epico, simile a quella di Davide su Golia": così è stata definita dall'ex presidente Patricio Aylwin in una cerimonia ufficiale al Palazzo de La Moneda.
Da Boston, dove si trova accanto alla moglie ricoverata in ospedale, il capo dello Stato Ricardo Lagos ha inviato un messaggio ai suoi compatrioti, affermando che, dopo "la restaurazione delle libertà" con la presidenza Aylwin, e "la modernizzazione" del periodo Frei, il suo governo si propone l'inserimento del paese nel mondo, la crescita economica e l'eliminazione della povertà.
Una critica alla politica della Concertación è venuta invece dal Partido Comunista, che ha scelto di ricordare l'anniversario con un evento culturale nella Plaza de Armas. Nel pomeriggio il Parque Forestal di Santiago ha accolto i festeggiamenti popolari: oltre un milione di persone hanno celebrato con canzoni e balli il ritorno alla democrazia.

Su "Il manifesto" del 13/10/88, un articolo narrava il referendum cileno con una modalità che sembrava raccontare parte della nostra sceneggiatura.

Il fulcro di "Scusi ha visto mio nonno" era proprio un referendum, indetto da un imperatore tirannico, che voleva l'autorizzazione del suo popolo per dichiarare guerra ad un altro pianeta.
Essendo una questione che minava rapporti consolidati intergalattici, utilizzava loschi strumenti di propaganda per indurre il popolo a votare di sì. Il suo obiettivo era l'unanimità, come passaporto indiscutibile al muovere guerra senza motivo.
La differenza con i fatti cileni era che sul pianeta solo un obiettore votava No, annullando l'obiettivo dell'unanimità e provocando un sequestro di regime, con studi scientifici e gag sul povero NonConsenziente.

Ma i modi, i contenuti, soprattutto i tempi...
gli apparati del regime che si consultavano increduli sul risultato inaspettato, il temporeggiare sul comunicare i risultati dapprima solo parziali... la furia del tiranno, la successiva depressione....
erano identici.

Utilizzammo l'articolo del Manifesto nel volantino della replica dello spettacolo, nel 1989.
Personaggi e interpreti:
(in ordine di apparizione)

Cantastorie
Damiano Inguaggiato
Imperatore Dehorax
Gianfranco Padovano
Primo Ministro
Giancarlo Elmarenni
Sventolapiume
Roberto Vergnano
Vamp
Elisabetta Alberti
Segretaria Scribografa
Laura Livermore
Ministro per la difesa della Guerra
Alessandro Poesio
Ministro senza Portafoglio
Tonio Ligorio
Omino Verde
Paolo Fornetti
Art Designer
Davide Livermore
Scienziato Bush
Sandro Ghislanzoni
Scienziato Tush
Luciano Tonda
Scienziato Dush
Enrico Benintende
Obiettore
Damiano Accattoli
Mamma del Primo Ministro
Max Gavagna
Amici di Nonno Gennariello
Mauro Sterpone, Paolo Pacchiotti, Marco Gaudio
Statue
Roberto Ferrari, Josè Luis Santibanez
Balletto odalische
Barbara Astolfi, Silvia Gilardi, Lucia Gnaldi, Rosanna Gnaldi, Enza Praiano, Giusy Zucco
Balletto strada
Graziella Cantore, Laura Livermore, Giusy Occhino
Esecuzione musicale e arrangiamenti
band "Gli Audio"
Piano elettrico
Massimo Moriena
Chitarra elettrica
Paolo Lanza
Basso
Gianni Di Ceglie
Batteria
Francesco Belli
Percussioni
Davide Livermore
Tastiere
Max Gavagna
Musiche e canzoni
Max Gavagna, Davide Livermore
Coreografie
Giusy Zucco, Laura Livermore
Scenografia
Davide Livermore
Costumi
Paola Novarese
Filmati e montaggio
Max Gavagna e Luca Necciai
Video elaborazioni al computer
Enrico Della Casa
Ideato scritto e diretto
Max Gavagna e Luca Necciai

Operazione Gennariello


La retata ha portato all'individuazione del seguente clan, soprannominato "artistico" e denominato "Succeda quel che Succeda".



Max lu scassumbrella

ilNek lu cardinale


Gianfro lu latteinvetro

Elmarennu lu nascone

Tonio lu ninjia

Damianu lu irlandese


Lucio lu pelusc

Ghisla lu geometra

Ricu lu schizzo


Vergna lu piumaro

David lu tenore

Sterponazzo lu paccaro

Gaudion lu aiazzone


Corradu lu lumacone

Peirolu lu sergente

Scugnizzo Agio 1

Scugnizzo Agio 2

Scugnizzo Agio 3