stagione 2004-2024Sconclusionati oracoli di strada, con maestri di tutto rispetto.
Canzoni scritte in proprio o pezzi di memoria, di cultura, di arte considerata secondaria, che ha invece radici importanti e progenitori da non dimenticare.
Il teatro ironico musicale fa parte della storia e della tradizione italica, ha dato vita a discendenze illustri, anche sulla scena musicalteatrale odierna.
Nel dna dei Discordanti ci sono molti pezzi di quella cultura. Chi c'è cresciuto, chi l'ha incontrato meglio tardi che mai, chi lo recupera tra pezzi di memoria al vinile, tra immagini sfocate di tivvù in biancoenero.
Canzoni che non si scordano o da non scordare. Perchè ritornano in mente, appena disgelate, riemergono brillanti, una volta dissepolte, toccano temi che non tramontano e che servono a leggere l'attualità.
Scompaginati, smorfjoneschi, politicamente scorretti, i Discordanti hanno alle spalle una lunga gavetta di piazze circoli vicoli taverne, di vecchie valigie ripiene di ricordi e predizioni, spesso destinate ad avverarsi.
Uno spettacolo teatrale civile musicale. Spietatamente ironico, in disaccordo con le mode musicali, con la mania italica che esalta il belCanto, la potenza melodrammatica e i talentsciou.
Impreziosito da costumi impolverati e orpelli fuori moda, offre spunti per uscire dalle nebbie del quotidiano, e resistere alla tentazione di dar retta al tiggì. Perchè che si parli d'amore o di guerra, delle grandi opere o della mamma, se non provi a cambiare prospettiva, prima o dopo diventi un opinionista.
Accostando il disamor patrio all'amor deluso, il rap favoleggiante allo zecchino d'oro, le colte note della lirica alle fumose balere, disincantano e disinformano nel loro zigzagare, sminuzzando la storia ufficiale, nella ricerca di luoghi meno possibile comuni, nel bisogno di curiosare tra le pieghe del mondo.
Recuperando gli insegnamenti dei grandi interpreti.
Prima di tutto i Gufi, padri fondatori, con le smorfie semoventi di Magni, le note brillanti di Patruno, le colorate becchinosità di Brivio, i toni vocali di Svampa. Da quel 45giri di era paleozoica che si consumava a cantare "la sbornia", per approdare ai sant'antonio censurati, ai neonati, ai teddy boys, alle canzoni della resistenza.
Intensamente Jannacci, il maestro, con i suoi modi paradossali, le sue schizzosità ingestibili, i suoi toni esagerati, poetici, bislacchi. E i quadri di telegrafisti, di bonzi, di preti ribelli, di silvani, di giovani incensurati. Un riferimento virtuoso senza schemi,
socio benemerito di Interezza per la sua parzialità.
Fortemente Gaber, con le sfumature che colgono nel particolare per illuminare il generale, il sociale, il politico, l'umano. E i tic, gli odori, le strane famiglie, le interezze parziali.
Obbligatorimente Cochi e Renato che fanno diventare tutto benebravobis. E la vita la vita, la sigla finale che va all'indietro, gli indiani, i bambini presenti, le galline, le moto, quellacosa.
Dolcemente il Quartetto Cetra, con i loro quadretti essenziali favolosi, intrecciati in questo filo, anche direttamente dal Virgilio Savona che scrisse "Sexus et Politica" per Gaber.
Fino ad arrivare a molti altri che hanno seguito le orme, le calcano attualmente, in questa forma Artistica senza fine.