spettacoli

Aspettando Godot


stagione 2011-2012




Tutto scorre, eppure tutto sembra immobile. Senza meta.
Il mondo intorno gira talmente veloce che la sensazione è che tutto sia fisso.
Immodificabile. Predestinato.
Come immaginare di riuscire ad intervenire per cambiare qualcosa?

Non c'è niente da fare.
Aspettiamo.

La locomotiva corre talmente veloce che non la si può fermare.
Forse nessuno riesce più a guidarla.
Corre verso il baratro e nessuno la sta frenando.
La politica sprofonda. L'economia crolla. La mia vita è piena di crepe.
E se i Maya avessero ragione? Se tutto finisse a dicembre 2012?

Aspettiamo.
Vedremo che succede.

Potremmo precipitarci nella cabina di guida, tirare il freno.
Potremmo togliere le chiavi di mano a chi ci controlla.
Agire per migliorare la situazione.
Smettere i tranquillanti che addormentano questa sensazione di vuoto.
Dentro. Intorno.

Non possiamo.
Perchè?
Dobbiamo aspettare.
Ah già.

L'espressione "Aspettando Godot" è diventata, nella cultura popolare, il sinonimo di una situazione esistenziale in cui si aspetta un avvenimento in apparenza imminente, ma che nella realtà non accade mai. Chi lo attende non fa nulla per far sì che questo si realizzi e rimane così sospeso in una situazione di immobilità, dove qualsiasi possibilità di cambiamento si rivela impossibile.

Questa sospensione tra ansia e inazione è nella nostra epoca un atteggiamento mentale sempre più diffuso. Una sorta di stato d'animo collettivo. In un contesto di crisi economica e paura del futuro, di prospettive incerte, di sgretolamento dei punti di riferimento soliti, l'uomo contemporaneo si rifugia nell'immobilismo: c'è chi sceglie l'evasione, la fuga dalla realtà con ogni mezzo disponibile, chi la chiusura e il ripiegamento vittimistico, chi ancora il pessimistico abbandono a fantasiose prospettive di catastrofe. Cresce un sentimento di rabbia e frustrazione, che non trova però uno sbocco e un'espressione costruttiva, se non in qualche fugace ed isolato scoppio.

Ma non si deve dire. Meglio non accorgerci dell'angoscia, del senso di vuoto che ci attanaglia. Meglio non pensare troppo, per non rischiare di doverci mettere in discussione, di smuoverci, di mettere in atto un cambiamento.
Chi dà voce e corpo a questo malessere deve essere etichettato come deviante, scomodo, pericoloso, e và ricondotto nell'alveo della normalità. Quella stessa normalità alienante che è all'origine del disagio.
E così il problema viene ridotto ad una questione di contenzione psichiatrica, farmacologica o tutt'al più di ordine pubblico. La bibbia degli psichiatri, il DSM, si amplia sempre più: depressione post vacanza, ansia da cellulare, tristezza da cassaintegrazione, angoscia da licenziamento, dipendenza da social network, stress, paranoie catastrofiste. Tutto è ricondotto ad una precisa patologia, tutto può essere curato con un farmaco.

Il cambiamento, la possibilità di un radicale rovesciamento di prospettive, stile di vita e abitudini è visto con terrore. Si ha angoscia del nuovo, del diverso. Si ha paura di metter fuori la testa dal proprio piccolo microcosmo esistenziale, per andare incontro agli altri e alla vita: meglio crogiolarsi nei propri piccoli drammi, meglio anestetizzarsi di televisione, calcio, aperitivi e mode futili. Circondarsi di oggetti inutili, di rumori assordanti, di emozioni preconfezionate piuttosto che accogliere il senso di vuoto e di inutilità e tentare di comprenderne il senso. Meglio dedicarsi a qualsiasi cosa non faccia pensare, lasciando a qualcun altro il compito di pensare in vece nostra. Meglio aspettare. Ci sarà sempre un sabato sera con gli amici, una vacanza estiva, un aldilà dove potremo sentirci finalmente felici e liberi.

Vladimiro ed Estragone sono personaggi emblematici di una crisi che sembra non avere sbocchi. Si lamentano, litigano, pensano di separarsi, ma alla fine rimangono dipendenti l'uno dall'altro. Statici, gironzolano intorno ai loro sconnessi pensieri, quel tanto che basta per avere l'impressione di esistere. Senza direzione, senza alcuno scopo che non sia quello di attendere passivamente. Nella convinzione che non fare niente sia in fondo la scelta più sicura
Tutto quello che succede, pur nella sua assurdità, è frutto del caso e non di una scelta, come la sconvolgente apparizione delle misteriose figure di Pozzo e Lucky, rappresentazione di un'umanità distorta dalla violenza verbale, fisica e psicologica.

Chi o cosa Vladimiro ed Estragone aspettino, di preciso, non è dato saperlo: il vero protagonista della messa in scena, Godot, non appare mai. Viene solo evocato, come un qualcosa o qualcuno che, quando arriverà, potrà finalmente determinare un cambiamento, una svolta. Innumerevoli interpretazioni sono state elaborate a proposito dell'identità e della natura di Godot: tutte vere, tutte false. Godot non si può manifestare sulla scena come nella vita non può esistere un cambiamento senza consapevolezza, senza scelta, senza azione. Beckett stesso diceva "se avessi saputo chi è Godot lo avrei scritto nel copione". La forza e l'attualità dell'opera, forse, stanno proprio in questo.

E proprio questo carattere attuale e al tempo stesso paradigmatico dei contenuti è all'origine della scelta, del tutto nuova per L'Interezza non è il mio forte, di portare in scena un'opera teatrale classica. Lo spettacolo è frutto di un accurato lavoro di avvicinamento del testo al linguaggio e al contesto dei giorni nostri, nella direzione di togliere "Aspettando Godot" dal museo delle cere in cui è spesso relegato per ridare vita, energia e calore ai contenuti, al loro carattere civile, di riflessione e analisi di una condizione esistenziale contemporanea. Un aspettando Godot non riadattato, ma attualizzato. Non rifatto, ma odierno. Non stravolto, ma dritto addosso.

Aspettando Godot, su Torino web news
Aspettando Godot, su Torino web news


E chill' ha detto che le recensioni che contano sono quelle dei critici, o di chi lo fa di mestiere?!?

Ecco i commenti del pubblico!
Degli amici, dei parenti, dei conoscenti, degli afiçionados, dei passatipercaso!


bravi bravi bravi!
Una grandissima prova di Interezza! Un testo - che non mi è mai piaciuto di suo - attualizzato in senso civile, avvicinato all'oggi pur senza capovolgimenti, che arriva diretto di contenuti e di emozioni.
Una bellissima scenografia, non solo per l'albero che fa molto scenario apocalittico post industriale, ma anche per i disegni delle luci, che caricano di pathos, che sottolineano il senso di solitudine dei personaggi, il loro essere bloccati in un'attesa che lo spettacolo rende in maniera fortissima, quasi claustrofobica.
Personaggi bellissimi e attori superbravi... bellissimi gli scambi veloci di battute, davvero ineccepibili. Il rapporto tra i due personaggi principali molto vero, tenero... Li ho percepiti come intrappolati, rinchiusi nello spazio del palco, bloccati lì a dibattersi per convincersi di esistere. Dopo un po' li si vorrebbe prendere per mano e portarli via, dire loro "dai, andiamo via, che quello che state aspettando non arriverà mai...".
Chiara bravissima davvero, nella fisicità, nel tenere dall'inizio alla fine un personaggio difficile, sempre ben connotato, molto presente e al tempo stesso delicato. Bellissime le scene finali in cui parla da sola mentre Gogo dorme... le ho trovate davvero toccanti.
Max mi è piaciuto particolarmente in questo spettacolo: a parte che vederlo così "piccolo" e tenero non è cosa che si veda spesso... e fa anche un po' impressione... Ma questo non fa che comprovare le doti dell'attore, che fa certe robe che per me sono supertecniche con una naturalezza manco stesse bevendo un caffè... bravo.
Alberto e Claudia pure bravissimi (mi ripeto, ma è così, sono stati davvero tutti bravi) il loro ingresso è veramente d'impatto, Claudia è molto intensa, ti arriva netta ogni singola parola, ogni passaggio... e mi sono piaciuti tantissimo i momenti in cui il suo personaggio cede alla disperazione dell'isolamento... mi ha fatto pensare al tema della solitudine di chi esercita un potere... E il monologo di Alberto travolgente e inquietante... e poi sempre più fastidioso... in crescendo... fino a che veramente si vorrebbe essere sul palco per dargli una mazzata in testa!
Tante altre cose avrei da dire, il tema del disagio mentale che viene fuori bello, mai esasperato, ma con dei picchi d'intensità notevoli, i tanti paralleli con l'oggi che vengono fuori, sottolineati...
Marta

io non faccio complimenti a gratis e di solito quando vengo a vedere una prima, sono molto critica..... mi porto a casa una serie di dettagli che mi han poco convinto, di sfumature che avrei voluto, insomma..... anche quando mi piace e apprezzo ho sempre critiche da fare...... questa volta no!
Sono rimasta incantata e incollata alla sedia per tutto il tempo, dal duetto Max - Chiara in primis, così autentici e belli, naturali, nel grottesco, nel surreale, nella semplicità di due personaggi così..... dove la vita e la morte e l'amore sconfinano l'uno nell'altro senza fronzoli intellettuali...... poterlo essere davvero!
E poi l'altro duetto Claudia - Alberto o meglio Pozzo e Lucky, odiosamente perfetti..... a fare da contraltare ai primi due.....
Pazzesco davvero....
Un testo difficile da rendere politico, civile..... un testo che di solito non scatena risate, nè risate amare...... giovedì sera ho anche riso......
E poi la coreografia..... i movimenti sul palco...... le luci a sottolineare le coreografie di movimenti..... sembrava un film..... una pellicola...... con quell'albero surreale ma al tempo stesso così vero....
Insomma...... mi è rimasto dentro...
Se questa è stata solo la prima non oso immaginare come posso evolversi...
Come ho detto a Chiara: "potete solo peggiorare!!!!"
Annamaria

Mi è piaciuto l'albero.. molto.. mi son piaciute le luci, gli attori tutti bravissimi!!!! chapeau.. una menzione speciale a Chiara anche per la fatica fisica che deve sostenere per tenere quel suo modo strano di muoversi... bravissimi tutti nelle controscene, non avete perso il personaggio per nemmeno un secondo...

Le note dolenti sono il testo... noiosissimo.... non mi sono piaciuti i riferimenti di teatro civile che venivano buttati ogni così quando capitava... e ho trovato anche fastidioso il turpiloquio.. troppe parolacce, alcune ci stanno, altre le ho trovate gratuite...

comunque bravi perchè deve essere stato un lavorone non da poco!!!
Claudio

Difficile sintetizzare, ma in breve: la bravura degli attori è indiscutibile. Per tutti occorre dire che c'è qualcosa che colpisce, per Max è la sua 'dolcezza' e 'umanità' fuori ordinanza, per Claudia l'assoluta pulizia del personaggio, affilato e delineato come una lama, per Chiara la professionalità che sapevamo avesse, ma che non potevamo immaginare così compiuta, e menzione speciale finale per Alberto, a cui va la standing ovation per la sua interpretazione, che ha fatto piegare dalle risate (seppure amare) più di uno spettatore.
L'intero spettacolo, visto da fuori, risulta molto equilibrato, serrato, brillante e capace di catturare la platea per 2 ore filate. Non ci sono cedimenti o pause, come deve essere, e il messaggio arriva nitido e chiaro. Non c'è secondo me nessuna cesura tra il concetto di teatro classico e l'interpretazione 'sociale' di quest'ultimo. Il teatro deve essere 'consumato', non fatto dormire sui libri di scuola o nelle accademie. L'arte e la conoscenza non valgono nulla se non sono popolari (lo ha detto Seneca, non è una mia idea), e uno spettacolo come quello di ieri sera può arrivare a qualsiasi persona, indipendentemente dal suo livello culturale o da quanto conosca Becket, Ionesco, o altri simili.
Come dissi una volta: Interezza può facilmente fare il salto, quello che porta ai grandi teatri.
Bravi tutti
Vincenzo

Dopo averlo finalmente visto posso dire di condividere ogni singola parola di Vincenzo. Non trovo una pecca, che sia una: il testo, i contenuti, la lunghezza, la bravura degli attori, i costumi.... semplicemente perfetto.
È uno spettacolo con una grazia, un'umanità e una poesia magnifiche e voi gli avete reso più che giustizia, gli avete reso un servizio attualizzandolo e rendendolo più fresco, nonostante quella sensazione di attesa che tende a opprimere.
Davvero sono contenta che Interezza abbia scelto di intraprendere una strada tanto difficile.
L'unico commento che sono riuscita a strappare al pubblico è di una signora che, venuta da sola, mi ha raccontato di essersi letta il testo dello spettacolo e che era la prima volta che vedeva Aspettando Godot e che vi ha trovati bravissimi. Ha continuato a ripetere "bravissimi" salendo le scale con gli occhi vivacissimi!
Aggiungo che si vede che dietro c'è un lavoro e un impegno pazzeschi, un livello di professionalità impressionante... non c'è nessuna differenza tra Chiara e Max, il livello è uguale ed è altissimo.
Menzione speciale per la scenografia e le luci, ho trovato tutto molto azzeccato, abbracciante, anche la musica!
Sarà che in questa fase della mia vita questo spettacolo mi rappresenta particolarmente, ma voi cinque ieri mi avete fatto davvero un grande regalo... grazie!!
Silvia

Un giorno d'estate di quattro anni fa sapendo di dover allietar la vita a una piccirilla, portai la gentil bambina (dopo che mi aveva letteralmente fatto girar la testa) sotto un cupolone di corso Taranto, sapendo che alcuni animatori allietavan la giornata ... ma ahimè vidi una compagnia teatrale con bravi attori.... faceva caldo e ho pensato speriamo che nessun svenga e che si sentan le voci... acustica perfetta eh!
Gli attori hanno iniziato a recitare e sappiamo quanto il pubblico può decider delle nostre sorti sul palco e quanto sia critico capire quanto è il gradimento del nostro spettacolo... beh i commenti li ho sentiti, e un signore mi ha anche detto "ma questi son bravi roba da teatro altro che da strada"... già la strada ci vuole fegato starci su ... ma che scuola ! Sapevo che aveva ragione, presi una cartolina che ancora ho, facendo i complimenti ad una brava attrice, penso si chiami Claudia.

Non sapete che sorpresa vedervi sabato all'Esedra (non scelto a caso) con Beckett e il suo aspettando Godot, teatro non facile da seguire o piace o no come tante cose. Anche la mia amica critica peggio di me avendo visto il vostro spettacolo, in francese, ne è uscita soddisfatta e contemplando la bravura degli attori a tener per quasi due ore il palco con uno spettacolo tosto come quello.
A parte ehm.. il freddo in sala, non sò come dirvi non riuscivo a smettere di seguirvi... sapete avrei bisogno di lezioni di interezza!
bravi bravi bravi
Valeria

quando, dopo due ore passate in un battibaleno, cercando di stare dietro alle battute velocissime, ai personaggi strampalati e teneri, ho aspettato la fine...... mi sono angosciata, ed ho pensato che quello che avevo appena visto avrebbe potuto succedere tranquillamente anche a me... nella vita di tutti i giorni. Tutti aspettiamo un Godot...... sono ignorante in materia, non conosco il teatro, mi ci sono avvicinata da poco, ma mi avete incantato ...tutti!! Bravissimi è riduttivo.
Un abbraccio a tutti e quattro ...e un tenero bacio a Chiara
Donatella

io non ho visto ancora lo spettacolo.... ma talmente gustosi sti commenti che sono spinto dal commentare bravi e bravi ancora.
Rocco