Parità dichiarata, disparità conclamata. Specie sul lavoro. Carriera o maternità. Entrambe non è possibile. E quelle che ci riescono sono casi da laboratorio. Studiate come animali rari.
Una commedia bizzarra ironica elettrizzante. Influenzata da Tarantino e da Bice Valori. Tra donne che non vogliono più stare nei ranghi e donne che comandano senza farsi notare. Tra uomini sensibili e malcapitati imperterriti sciovinisti.
La rivoluzione femminile non ha vinto, non ha perso. Si è interrotta. Anche per responsabilità delle donne. Quando interrompi una rivoluzione, strisciante arriva la restaurazione del vecchio. La cultura ripropone modelli e valori che erano stati messi in discussione, ma non sostituiti. E le donne tornano ad essere complemento, protesi, utensile del piacere.
La recessione economica colpisce tutti: la precarietà dilaga e con essa il progressivo smantellamento dei diritti conquistati negli anni passati. Quel che non si dice è che la crisi colpisce in modo particolare le donne, iper-sfruttate sul lavoro o relegate in casa a fare le casalinghe. Tutt'al più le madri.
Il lavoro delle donne in Italia viene considerato ancora non indispensabile: tante sono le donne che in quest'ultimo anno hanno perso il lavoro per cassa integrazione, licenziamento, mobilità, o proprio perché donne e soprattutto madri. Alle richieste di part time e orari flessibili spesso le aziende rispondono negativamente o con mobbing strategico, per non parlare poi delle dimissioni in bianco.
Gli stipendi sono bassi: le donne italiane guadagnano il 25% in meno degli uomini. E zero carriera, solo il 20% dei dirigenti sono donne. Il potere è ancora in mano agli uomini. Il punto di non ritorno spesso è la maternità. La società continua a colpevolizzare le donne quando, da madri, scelgono di lavorare. E molte cedono alla pressione. Senza contare che è impossibile fare carriera senza le strutture necessarie: scuole materne, orari compatibili... Nonostante la retorica del progresso, il vecchio modello di famiglia patriarcale riscuote ancora un gran successo: di parità nemmeno l'ombra, tolta qualche sviolinata da tribuna politica.
Alla libertà rivendicata nel passato di poter disporre del proprio corpo, pare essere stato sostituito nelle campagne pubblicitarie, nelle donne di potere o vicine ad esso, la libertà di metterlo in vendita. E senza nemmeno troppo scalpore. La donna è ridotta a un corpo muto oppure a un corpo che - se parla - riproduce un discorso non autonomo. Con una progressiva regressione del modello femminile a oggetto di consumo, di decoro. Un utensile del piacere, facile vittima di violenze e sopraffazioni.
Le conquiste femminili degli anni sessanta e settanta vengono calpestate e non solo per responsabilità degli uomini. Delle donne non si sente quasi più la voce. La rivoluzione femminile si è interrotta e con la sua interruzione è arrivata, strisciante, la restaurazione del vecchio. Già alla fine degli anni '80 e agli inizi degli anni '90 è incominciata inesorabile la regressione: nella condizione lavorativa, politica, nella maternità, nella mercificazione del corpo nei mezzi di comunicazione. Molte vittorie "sulla carta" non corrispondevano evidentemente al comune sentire. Questo succede quando i valori vengono messi in discussione senza essere sostituiti: l'Italia era ed è ancora un paese patriarcale e sessista.
Una commedia dal taglio brillante, attraversata da colpi di scena e svolte inaspettate. Uno spettacolo basato su un attento lavoro di documentazione e ricerca, ma che non si pretende sentenzioso o dottrinario. Ironico e tagliente, sceglie un'ambientazione quotidiana per poi scompaginare i parametri abituali, buttando in aria gli schemi e proponendo sguardi nuovi, ribaltanti, sovvertitori. Lo sguardo di S'accabadora, colei che per la cultura sarda aveva il compito di procurare la morte alle persone in agonia: un atto pietoso nei confronti del moribondo ma anche un atto necessario alla sopravvivenza dei parenti, specie se appartenenti alle classi povere. Uno sguardo che pone la questione dell'alternativa, della risposta a questo stato di cose, che non vuole limitarsi alla mera contestazione. Perché l'opposizione fine a se stessa non porta a niente, come a niente ha portato la criminalizzazione fine a se stessa del modello maschile, di cui le donne di potere hanno poi assorbito le caratteristiche peggiori.
Non solo per le donne, dunque, ma anche per gli uomini che non si ripecchiano in questa cultura machista ormai in crisi, in un modello di potere economico maschile distruttivo e degradante. Per quelli che sono disposti a mettere in gioco la loro parte femminile. Per chi apprezza il valore delle sfumature come componente essenziale nella percezione di qualsiasi immagine.
Se il modello uniforme ed inglobante di donna-utensile dipende dallo sguardo dell'uomo-macho, il primo passo dovrebbe essere quello di rendersi consapevoli ed indipendenti, capaci di operare delle scelte autonome. Riacquistare fiducia in sé stessi. Liberarsi dei condizionamenti. Lavorare per costruire un modello alternativo valido e ricominciare da capo. Armandosi, prima di tutto, di sguardi nuovi e strumenti critici. Per mettersi e mettere in discussione.
E chill' ha detto che le recensioni che contano sono quelle dei critici, o di chi lo fa di mestiere?!?
Ecco i commenti del pubblico! Degli amici, dei parenti, dei conoscenti, degli afiçionados, dei passatipercaso!
Brava, brava, brava Claudia !!!! E bellissimo spettacolo, temi importanti, delicati, trattati con ironia e una sana leggerezza!!!! alla prossima...
Enza
Bravissimi anche da parte delle mie amiche che son venute venerdì, molto apprezzato il monologo e poi gettonatissimo "una donna ha bisogno di un uomo, come un pesce di una bicicletta"... a proposito di ironia :-)))
Raffaella
Ciao, grazie per il vostro impegno che per gruppi come il ns è un insostituibile riferimento; e per la qualità dello spettacolo.
Bruno
Bravi come al solito, chi tutto il tempo in scena (con punte massime quando diventa s'accabadora), chi solo in voce.
Paolo
Ero presente allo spettacolo di sabato alla Cascina, ci siamo molto divertite,.. bravi ed ironici e... complimenti per la perfomance di Mavi!