cosa facciamo

sinossi

Io ho un lavoro.
Che mi fa mettere insieme il pranzo con la cena.
E ho una vita, un quotidiano.
Luoghi in cui formale e inserito mi comporto.

E poi recito. Scrivo. Canto. Smorfieggio.
Ho giornate, serate, azioni, in cui non son nient'altro che un saltimbanco.
Estraneə al quotidiano. Irriverente. Scompostə. Deviante.

"Saltimbanchi è facile se si è
ombre che all'interruttore della luce
ubbidiranno"
(Enzo Jannacci)

Esistono dimensioni personali che spesso faticano a trovare simbiosi,
a trovare coesistenza in me quale unico soggetto.
E sebbene l'interdipendenza non possa essere in dubbio,
l'estraneità a volte pare essere il filo conduttore delle diverse anime che mi compongono.

"Ogni uomo è un tempio di molte anime"
(Platone)

Ma a volte, è come se nel mio pantheon ci fosse sempre una divina diatriba,
come se fossi incessantemente separatə in casa

"L'interezza non è il mio forte,
per essere a mio agio ho bisogno di una parte"
(Giorgio Gaber)

Al contempo, non trova quiete la ricerca di un miglioramento,
di un'altra maschera da togliersi.
Non riesco ad essere appagatə da me oggi. Senza avere intenti che divorino con gli occhi il futuro, che cerchino nuove realizzazioni, nuove sfumature completanti e compenetranti.

"Non son mica pazzo
é che il mondo nascente mi fa un po’ vomitare
non capisco più niente ma mi devo schierare.
Dio come sono politico!
Isteria, per piccina che tu sia
siam rimasti solo noi, amica mia"
(Giorgio Gaber)

Da questa indefinizione mi muovo.
In questa inesattezza cerco relazioni e percorsi comuni.
Condividere con altri la mia scomposta essenza. Violare la convenzione, affrontando il frazionamento schizoide di questi nostri tempi.

"Io invece ho sempre bisogno di una nuova definizione,
e gli altri fanno lo stesso, è una tacita convenzione"
(Giorgio Gaber)

Sentirsi parte di. Essere parte di.
Non è fisicamente o in contatto da realtà virtuale. Non è solo il fare, ma il partecipare delle scelte e delle priorità.
Condividere il senso fa la differenza.
Il senso di appartenenza va oltre alla sfera personale, ai ritorni, ai mipiace, ai follouers, al senso narcisistico di apparire e di prendere applausi

"L'appartenenza è assai di più della salvezza personale
è la speranza di ogni uomo che sta male
e non gli basta esser civile
è quel vigore che si sente se fai parte di qualcosa
che in sé travolge ogni egoismo personale
con quell'aria più vitale che è davvero contagiosa"
(Giorgio Gaber)

Avere obiettivi comuni, principi condivisi, azioni condivise.
Identificare un collettivo con cui confrontarsi e con cui agire.
Coltivare i progetti comuni, che non dipendono dalla distribuzione equa, ma da energie, tempo, competenze.
Il gruppo ha un percorso suo, va curato, dal punto di vista dinamico e dal punto di vista artistico.

"Mi fa male il mondo. mi fa male il mondo
Mi fa bene comunque illudermi
che la risposta sia un rifiuto vero
che lo sfogo dell'intolleranza
prenda consistenza e diventi un coro."
(Giorgio Gaber)

Tutto si fa per incontrare, toccare più persone possibili con quello che abbiamo da dire.
Il teatro fa entrare in contatto con temi, con realtà, rispetto a cui c'è una posizione da prendere, una scelta politica da agire.
Il teatro è un'esperienza incisiva. Crea importanti modifiche personali, teatrali, umane.

"Ma la rabbia che portiamo addosso
è la prova che non siamo annientati
da un destino così disumano
che non possiamo lasciare ai figli e ai nipoti.
Mi fa bene soltanto l'idea
che si trovi una nuova utopia
litigando col mondo."
(Giorgio Gaber)

In questo modo l'interezza rappresenta sia il raggiungimento di una compiuta identificazione di sè, quanto un inverosimile epilogo capace di rendere vitali.

"Non siamo più esseri singoli
fatti a immagine di un singolo Dio,
bensì sempre composti da una molteplicità di parti:
bambino malizioso, eroe o eroina, autorità vigilatrice,
psicopatico asociale e così via.
E avendo infine compreso che ciascuno di noi
è normalmente un flusso di figure,
non dobbiamo più sentirci minacciati
dall'idea di personalità multipla"
(James Hillman)

Seduti sulle seggiole, il meglio ha da venire, è una questione di scomomdità
Le seggiole han da saltare. Le nostre e quelle di chi guarda, han da saltare.
Perchè se non saltano, lo spettacolo non è buono.
È una questione di fermentazione. Quando il teatro civile esplode, chi lo guarda, fosse anche la persona più assopita del mondo, non può continuare a dormire.

"E quindi son teatrante.
Ma non professionista perchè non lo faccio per professione,
ma ancor meno dilettante perchè non lo faccio per diletto.
Son teatrante appassionatə e passionale.
In compagnia pasionaria."
(Io di Interezza)