Eugéne Jonesco
Rumeno trasferitosi dopo varie peregrinazioni a Parigi, pubblica raccolte di versi e di prose e nel 1950 fa rappresentare nella capitale francese una commedia La cantatrice calva che per più di un mese vede la sala vuota di spettatori.
Ripresa nel 1956 la stessa commedia riscuote grande successo.
Da allora le opere di Jonesco (Le sedie, 1951; La lezione, 1951; Il rinoceronte, 1959) vengono appaudite e riconosciute come testimonianze significative dell'epoca.
Jonesco vuole mettere in luce la standardizzazione dell'uomo contemporaneo, la sua riduzione a stereotipo fabbricato in serie, intercambiabile, ridotto a cosa, incapace di comunicare con i suoi simili.
È lo stesso autore a dire dei suoi personaggi:
"non sanno più parlare perché non sanno più pensare, non sanno più pensare perché non sanno più commuoversi, non hanno più passioni, non sanno più esistere... sono il mondo dell'impersonale, sono intercambiabili".
Tra personaggi del genere l'unica forma di comunicazione possibile è un'accozzaglia di frasi fatte, di luoghi comuni, di formule da manuale.
Con questo materiale linguistico Jonesco gioca, con tecniche surrealistiche, creando un clima di sinistra ironia, sulla quale aleggiano l'insignificanza e l'assurdità di una simile pseudo-esistenza.
"Interno borghese inglese, con poltrone inglesi. Serata inglese. Il signor Smith, inglese, nella sua poltrona e nelle sue pantofole inglesi, fuma la sua pipa inglese e legge un giornale inglese accanto ad un fuoco inglese. Vicino a lui, in un'altra poltrona inglese, la signora Smith, inglese, rammenda un paio di calze inglesi. Lungo silenzio inglese..."
(da "La cantatrice calva")