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Il teatro dell'assurdo

Il "Nuovo Teatro" o Teatro dell'assurdo nasce in Francia all'inizio degli anni cinquanta.
Si trattò di una sorta di rivoluzione del teatro europeo ad opera di tre autori che vivevano a quel tempo a Parigi, non essendo francesi di nascita: Jonesco rumeno, Beckett irlandese, Adamov russo.
Il Teatro dell'assurdo era espressione non di una scuola, ma di alcuni autori originali e diversi l'uno dall'altro, che avevano in comune un senso di angoscia profonda di fronte all'assurdità della condizione umana, ben espressa da Jonesco quando in un saggio su Kafka scrisse che:
"recise le sue radici religiose, metafisiche e trascendentali, l'uomo è perduto; tutte le sue azioni diventano insensate, ridicole, inutili".

Lo stesso sentimento di fronte alla realtà era già una caratteristica degli autori esistenzialisti, ma la profonda differenza, rispetto a questi ultimi, consisteva nel fatto che l'assurdo di Jonesco e di Beckett e era espresso in immagini sceniche assurde, surreali, e non nel linguaggio razionalista degli esistenzialisti Sartre e Camus.

"To', sono le nove. Abbiamo mangiato minestra, pesce, patate al lardo, insalata inglese. I bambini hanno bevuto acqua inglese. Abbiamo mangiato bene, stasera. Ciò dipende dal fatto che abitiamo nei dintorni di Londra e ci chiamiamo Smith."

("La cantatrice calva" - E.Jonesco)


Il Teatro dell'assurdo nasce da un'analisi della realtà che ci circonda, mirata soprattutto a mettere in evidenza quel groviglio di incomunicabilità, di stritolamento della personalità, di routinesca falsità di rapporti che caratterizzano la condizione umana del periodo.